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Sintassi per logopedisti


 
SINTASSI PER LOGOPEDISTI

I logopedisti intervengono per migliorare le capacità dei bambini e dei ragazzi (per tacer degli adulti) che hanno difficoltà nel comprendere ed usare la sintassi.

Difficoltà sintattiche possono presentarsi in particolare nei bambini che sono Parlatori Tardivi (PT, meno di 3 anni), che hanno un Disturbo Primario del Linguaggio
(DPL, più di 3/4 anni), difficoltà di linguaggio associate ad altre patologie o fragilità nell'apprendimento linguistico a scuola.
 
Ma ... che cos'è la SINTASSI?


Che cos'è la sintassi?



 


COME LA FONOLOGIA STUDIA I SUONI
CHE SI COMBINANO A FORMARE LE PAROLE,
COSì LA SINTASSI SI OCCUPA DI COME LE PAROLE
SI COMBINANO PER FORMARE LE FRASI. 

 
Un bel modello che spiega in modo semplice come questo avvenga è quello proposto dalla Grammatica Valenziale.

L'idea fondamentale di questo modello è che la struttura delle frasi sia determinata fondamentalmente dal verbo.
Il verbo associato ai propri argomenti forma le FRASI MINIME o FRASI NUCLEARI:


Esempi (gli argomenti sono fra parentesi quadre): 

Piove (verbo)

[La maestra] canta (verbo + 1 argomento)

[La maestra] mangia [una caramella] (verbo + due argomenti)

[La maestra] regala [una caramella] [alla bambina] (verbo + tre argomenti)


Gli argomenti possono essere ampliati con i modificatori: 
Esempi (i modificatori sono sottolineati)

[La maestra] mangia [una caramella alla liquerizia]

[La maestra bionda] regala [una caramella] [alla bambina con le trecce].



La frase minima può anche essere estesa con gli avverbiali:


(Gli avverbiali sono sottolinati):

Piove sempre

[La maestra] canta con entusiasmo



Le frasi così ampliate e/o estese sono FRASI SEMPLICI.

Quando più frasi si combinano si formano le FRASI COMPLESSE che possono essere di varie tipologie:


Esempi: 

Ogni volta che esco di casa / piove

La maestra canta / perchè è contenta

La maestra mangia la caramella / che le ha regalato la bambina

La maestra pensa / di regalare la caramella alla bambina.



Per approfondire questo modello grammaticale e la relativa terminologia vi rimando a questo articolo che ho scritto in occasione della Giornata della Logopedia (6 marzo 2019) e che è stato pubblicato sul Blog di
MammaLogopedista (Grazie Eleonora per l'ospitalità!). Buona lettura!

COLORIAMO LA FRASE!, di Jenny Rio, 2019
Per approfondire ulteriormente la Grammatica Valenziale vi consiglio questo libretto:

Che cos'è la grammatica valenziale: Amazon.it: De Santis ...

Che cos'è la grammatica valenziale, Cristiana De Santis, Carocci Editore, 2018

La Grammatica Valenziale spiega la sintassi in modo assai diverso dall'analisi logica che tutti noi conosciamo grazie ad anni di insegnamento scolastico. Passare da una visione "scolastica" della frase ad un'analisi "valenziale" - supportata dagli studi di linguistica - può in effetti mandarci in confusione.

Se volete chiarirvi le idee sulla relazione fra le due vi consiglio questo articolo, piacevole da leggere:

Quando si incomincia ad apprezzare la Grammatica Valenziale viene voglia non solo di usarla nella nostra pratica logopedica ma anche di proporla agli insegnanti a scuola in sostituzione delle analisi grammaticali tradizionali. Pensate che bello se i bambini, dopo essersi familiarizzati con la visione valenziale con noi, la ritrovassero sui banchi di scuola!
A
proposito, molto interessante da leggere è il libro Viaggio nella grammatica, di Maria Lo Duca, Carocci 2018, in cui viene proposto un percorso grammaticale scolastico rispettoso delle capacità metalinguistiche dei bambini.


Amazon.it: Viaggio nella grammatica. Esplorazioni e percorsi per i ...


Infatti la capacità di riflettere sul linguaggio si sviluppa durante gli anni delle scuola primaria non solo nei riguardi della fonologia (la metafonologia che come logopedisti conosciamo bene!) ma anche rispetto agli aspetti morfologici e sintattici del linguaggio (metamorfologia e metasintassi!). Le difficoltà che i bambini con disturbo del linguaggio spesso incontrano nel far grammatica a scuola sono probabilmente legate anche ad una loro immaturità nel riflettere sulle parole e sulle frasi.
Maria Lo Duca propone lo studio della grammatica come una riscoperta da parte dei bambini della regole di funzionamento della lingua che loro hanno acquisito in modo implicito nei primi anni di vita e che a scuola diventano materia di riflessione esplicita.

 
*

 
La grammatica valenziale vuole riflettere il modo in cui a livello cerebrale il linguaggio viene strutturato ed identifica nei verbi gli elementi intorno ai quali il cervello organizza le parole e con loro i nostri pensieri.
Come scrive Francesco Sabatini, grande sostenitore della grammatica valenziale, questa sa

 
"interpretare l'intricato gioco delle parole come forma linguistica del lavoro che il nostro cervello compie quando percepisce le cose che lo circondano e mediante il verbo le aggrega e le ordina secondo mutevoli punti di vista" (2016).
 
Gli oggetti di riflessione della grammatica valenziale sono le FRASI.
Il linguaggio che effettivamente usiamo per comunicare e che i bambini ci offrono nelle loro conversazioni e nei loro racconti è costituito in realtà da ENUNCIATI. Gli enunciati non sempre corrispondono alle frasi ideali del modello ma scaturiscono dall'uso pragmatico e comunicativo del linguaggio e sono influenzati del contesto linguistico ed extra-linguistico in cui sono usati.

Esempi di enunciati che non sono tecnicamente "frasi":
Come stai oggi? Bene
Il tuo papà? E' in cucina.


Lo studio dell'acquisizione delle competenza sintattica nei bambini e l'analisi delle loro capacità espressive si b
asa sull'analisi dei loro enunciati.
 

Come evolve la sintassi?


 
ESPRESSIONE

 
Quando i bambini acquisiscono il linguaggio le capacità sintattiche a livello espressivo si sviluppano seguendo una serie di tappe che, in un primo momento, sono state descritte proprio nei termini usati dalla grammatica valenziale (Taechner e Volterra 1986).
Questi autori osservano che i bambini all'inizio utilizzano frasi nucleari. Successivamente ampliano le frasi nucleari con modificatori ed avverbiali. In seguito compaiono le frasi complesse senza i connettivi ed infine le frasi complesse complete.


Il modello è stato approfondito da Cipriani e colleghi ed lo troviamo descritto nel dettaglio nel volume L'acquisizione della morfo-sintassi in italiano: fasi e processi (Cipriani, Chilosi, Bottari e Pfanner 1993), che costituisce una lettura interessantissima per tutti i logopedisti.
Il volume è purtroppo fuori stampa ma vale la pena cercarlo in biblioteca.


Le tappe di evoluzione vengono ben sintetizzate nella griglia GALS
(Griglia per l'Analisi del Linguaggio Spontaneo):

1. STADIO OLOFRASTICO
Predominano le parole singole.

2. STADIO PRE-SINTATTICO (19-24 mesi)
80% di enunciati costituiti da parole singole.
Predominano le parole singole in successione.
10-20% di combinazioni verbless (senza verbo) telegrafiche.

3. STADIO PROTOSINTATTICO o SINTATTICA PRIMITIVA (25-28 mesi)
Predominano le combinazioni verbless/senza verbo (20-40%) e
le frasi semplici (strutture predicato+argomenti) incomplete.
Omissione di morfemi liberi (articoli, preposizioni, ausiliari, copula ...).
Utilizzo esteso dei Segmenti Fonetici Indifferenziati (SFI).

4. STADIO MORFO-SINTATTICO I (29-32 mesi)
Esplosione della grammatica!
Predominano le frasi semplici complete:
strutture nucleari con modificatori ed espansioni complete morfologicamente.
Compaiono le frasi complesse incomplete. 

5. STADIO MORFOSINTATTICO II (33-36 mesi)
Si completano le frasi complesse.
Viene utilizzata un'ampia varietà di connettivi.


Entro il terzo anno si stabilizza la produzione delle strutture semplici
e delle strutture complesse

Nel testo originale viene fornita una descrizione molto dettagliata di ognuno di questi stadi. 

Una delle caratteristiche delle prime combinazioni dei bambini è che le parole non sono messe insieme a caso ma sembrano da subito rispettare un ordine che è quello della lingua a cui il bambino è esposto.


L'italiano è una lingua cosidetta VO in cui i complementi (O) seguono i verbi (V). Il 42% della lingue risultano essere del tipo VO (45% sono invece OV, con l'ordine contrario).
Come succede nelle lingue VO, in italiano il complemento oggetto segue il verbo (mangio la mela), il nome segue la preposizione (nella macchina), l'aggettivo segue il nome (il sole caldo) - sì, ci sono eccezioni - , la frase relativa segue il nome (la mamma che dorme), il verbo segue l'ausiliare (ho mangiato).
Le prime combinazioni dei bambini che stanno acquisendo l'italiano, anche se risultano incomplete dal punto di vista morfologico e/o sintattico, sembrano rispettare già questo ordine. Questo succede perchè in qualche modo i bambini sono in grado di estrapolare dall'input che ricevono nei primi mesi di vita il tipo di lingua a cui sono esposti
.
L'argomento è approfondito in 
"L'acquisizione del linguaggio: un'introduzione" della linguista Maria Teresa Guasti, 2007, Ed. Cortina., capitolo 5.


 
 



Ricerche sulle primissime combinazioni di parole hanno portato a distinguere una particolare strategia che i bambini applicherebbero durante le prime fasi del loro sviluppo sintattico, cioè le strutture PIVOT. Un numero considerevole di combinazioni di due parole senza verbo paiono formate da una parola fissa a cui viene affiancata una parola di classe aperta che invece può variare.
Ad esempio, mamma più, palla più, Tato più dove alla parola pivot PIU' si affianca una serie variabile di nomi. Altre struttue pivot ruotano intorno a termini come ANCORA (ancora acqua, ancora bolle ...), VIA (mamma via, bau via ...). Ritorneremo a queste strutture nei paragrafi dedicati alle strategie di intervento che vengono proposte per favorire lo sviluppo sintattico quando questo non segue il ritmo di acquisizione tipico.
Altre strutture verbless delle prima fasi sono invece formate da due parole entrambe di classe aperta come nome + nome: vestiti papà (i vestiti del papà), nonno scarpe (il nonno mette le scarpe) ...


Quando incomincia a comparire il verbo negli enunciati dei bambini questo viene inizialmente combinato con uno dei suoi argomenti. Queste prime piccole frasi sono inizialmente incomplete sia per la mancanza di alcuni argomenti richiesti dal verbo sia a livello morfologico per l'omissione dei morfemi liberi (il bambino potrebbe dire ad esempio mamma mette invece di "la mamma mette il cappello').

P
er quanto riguarda l'uso del soggetto sembra che già in queste prime combinazioni il bambino sia consapevole che l'italiano è una lingua Pro-DROP o a soggetto nullo, una lingua cioè in cui in molti casi il soggetto può tranquillamente essere sottointeso. I bambini infatti sembrano omettere il soggetto negli stessi contesti in cui è permesso farlo nella lingua adulta (vedete Guasti, capitolo 5).

Un'interessante teoria che prova a spiegare come avvenga inizialmente l'acquisizione delle strutture argomentali dei verbi è la "verb-island hypothesis" (Tomasello, 1992). L'idea è che la sintassi si sviluppi su base lessicale procedendo un verbo alla volta. Ogni verbo viene appreso insieme alla propria struttura argomentale diventando così un'isola con una propria mini-sintassi associata. Successivamente le "isole" vengono unite e il bambino generalizza le strutture così apprese a tutti i verbi.


Simile la proposta che scaturisce dagli studi di Ninio sulle prime combinazioni dei bambini.
Analizzando le prime combinazioni VERBO + OGGETTO di bambini di lingua inglese ed ebraica Ninio nota che queste strutture inizialmente non sono usate dai bambini per descrivere azioni (es. la mucca dorme) ma sono ordini indirizzati a chi hanno a fianco per ottenere qualcosa. Sono formate infatti da un verbo all'imperativo come want, get (voglio!, prendi!) che viene accompagnato da tanti nomi diversi in posizione di oggetto.
Le combinazioni sintattiche V+O secondo questo autore iniziano con quest'unico verbo che viene utilizzato in esclusiva per 1/2 mesi in combinazione con tanti oggetti diversi (voglio la palla, voglio la mamma, voglio la caramella...). Dopo questo breve periodo la struttura così "esercitata" verrebbe generalizzata ad altri verbi con la stessa valenza.
La stessa procedura verrebbe poi utilizzata per apprendere le strutture SVO che però all'autore sembrano svilupparsi in modo indipendente dalle precedenti e utilizzare verbi diversi, di tipo descrittivo (vedete Ninio, Pathbreaking verbs, 1999)


Pathbreaking verbs, Ninio, 1999

Implicazioni per il nostro intervento logopedico?

*

Nel testo citato sopra di Maria Teresa Guasti troviamo anche un approfondimento dell'evoluzione delle frasi complesse (capitolo 6).
Riproduco lo schema che ritrovate nel libro (p.188) dal quale si nota che le prime frasi complesse prodotte dai bambini italiani sono frasi contenenti verbi (come dovere, volere, andare ...) seguiti da infinito (le INFINITIVE!): devi vedere, voglio fare, andiamo a chiamare ...
A queste seguono le frasi subordinate con i verbi finiti introdotte dal connettivo PERCHé.
Seguono successivamente quelle introdotte dal connettivo QUANDO, le frasi ipotetiche, le frasi relative, il discorso diretto ed indiretto:


22-26 mesi 
Frasi giustappposte
Verbo modale/moto + infinitive
Verbi di percezione + subordinata senza complementatore
Interrogative

27-29 mesi
Verbo fare + infinitiva
Subordinate introdotte da perchè, come, che
Pseudorelative

30-34 mesi
Avverbiali (quando)
Ipotetiche (se...)
Relative sul soggetto
Relative sull'oggetto
Discorso diretto 
Discorso indiretto


Nel capitolo sono forniti esempi di tutte queste strutture.

La Guasti approfondisce il discorso sulle FRASI RELATIVE sottolineando che i bambini iniziano a produrle fra i 2,5 e i 3 anni ma all'inizio queste strutture possono essere un po' diverse dalle relative adulte e sembrare "sbagliate" ai nostri occhi.
A volte, infatti, i bambini inseriscono un piccolo pronome (clitico) in più che non ci dovrebbe essere:


ESEMPIO :
Tocca la zebra che il bambino la lava

invece di
Tocca la zebra che il bambino lava 

Spesso, poi, usano il pronome relativo CHE per costruire frasi in cui ci vorrebbero i pronomi relativi preceduti da preposizione (a cui, di cui, in cui ...):

ESEMPIO :
Ecco la bambina che il bambino gli ha dato un fiore
invece di
Ecco la bambina a cui il bambino ha dato un fiore

Per noi è importante sapere che questi sono "errori" evolutivi normali, che andranno a risolversi nel corso degli anni. Guasti attribuisce soprattutto all'istruzione scolastica il ruolo di arricchire il lessico dei bambini insegnando loro le varie forme del pronome relativo (a cui, di cui, in cui ...).

 
*
 
Ad ogni stadio GALS corrisponde una determinata lunghezza media dell'enunciato (LME), cioè un numero medio di parole utilizzate dai bambini nei loro enunciati:

GALS 2: LMU 1,2-1,7
GALS 3: LMU 1,7-2,1
GALS 4: LMU 2,4-2,9
GALS 5: LMU 2,9-3,2


Attenzione a distinguere la lunghezza di un enunciato dalla complessità/completezza della sua struttura! 

ESEMPI:
Papà prende palla rossa è più lunga (4 parole) di Vado a casa (3 parole) ma è incompleta (manca l'articolo).
Voglio mangiare subito è più complessa di Il cane mangia l'osso:
Infatti, la prima frase (3 parole, più corta) è complessa avendo un verbo che regge come argomento una frase con il verbo all'infinito a cui è legato un avverbiale.
La seconda frase (5 parole, più lunga) è semplice, comprendendo solo il verbo con i suoi argomenti
.

Analizzare il linguaggio dei bambini piccoli secondo questi parametri (GALS e LMU) è un compito che richiede molto esercizio. Implica la capacità di separare gli enunciati, identificare le parole - spesso pronunciate in modo immaturo - , capire in quali strutture siano utilizzate e calcolare le percentuali di occorrenza.
Buon lavoro a tutti noi!

 
*

Per valutare le capacità morfo-sintattiche iniziali, oltre all'analisi del linguaggio spontaneo, possiamo avvalerci di altri strumenti.
Nelle batterie
TPL (Test del Primo Linguaggio – Scala della prima Sintassi, 1-3anni, Axia, 1995) e nel TVL (Test di Valutazione del Linguaggio 2,5-6anni, Cianchetti e Sannio Fancello, 2003) vengono fornite un serie di immagini che chiediamo al bambino di descrivere. Il linguaggio così prodotto viene poi analizzato sulla base di determinati parametri linguistici di produzione.
Interessante paragonare il livello morfo-sintattico della produzione linguistica spontanea da quello che caratterizza queste descrizioni.

La prova di
Ripetizione di frasi (2-4 anni, Devescovi e Caselli 2001) permette di valutare le capacità morfo-sintattiche facendo ripetere ai bambini una serie di frasi graduate. L'attività viene proposta con il supporto di immagini per alleviare lo sforzo richiesto in termini di memoria verbale.
Le frasi che costituiscono la prova sono in ordine di complessità crescente. Troviamo frasi nucleari a 1, 2 e 3 argomenti e frasi ampliate con modificatore e avverbiale:


ESEMPI di frasi incluse nel test:


Il bimbo corre                            verbo + 1 arg

Il bimbo mangia la cioccolata       verbo + 2 arg

Maria mette la bambola a letto    verbo + 3 arg

Il gatto prende il topo piccolo     verbo + 2 arg + modificatore (piccolo)

La tartaruga cammina piano         verbo + 1 arg + avverbiale (piano)


Analizzando le risposte del bambino possiamo capire fino a che punto è arrivato nella sua capacità di strutturazione della frase.
La competenza morfo-sintattica che viene rispecchiata su ripetizione non corrisponde alla competenza linguistica che ritroviamo nel linguaggio spontaneo: i compiti mettono in gioco abilità diverse. Alcuni bambini traggono vantaggio dal modello fornito e danno il meglio di sè su ripetizione. Altri trovano più difficoltà a ricordare e riprodurre quello che hanno sentito e hanno prestazione meno ottimali.


Quando questa prova viene proposta a bambini con sviluppo del linguaggio tipico, a 2 anni tutte le frasi vengono ripetute in modo telegrafico, con l'omissione delle parole libere della morfologia (articoli, preposizioni, copula...). La difficoltà ad utilizzare la morfologia libera, che, come abbiamo visto, caratterizza il linguaggio spontaneo a questa età (stadio 2 della GALS), si ritrova anche quando il bambino deve riprodurre un modello dato.
A 4 anni invece le frasi vengono ripetute giuste e complete nel 98% dei casi.
Per approfondire vedete Devescovi e Caselli 2006 
"Sentence repetition as a measure of early grammatical development in Italian".


Sentence repetition, 2006
 

COMPRENSIONE

Tra 12 e 18 mesi il bambino comincia a comprendere le prime associazioni tra le parole, cioè passa da una fase in cui la comprensione è limitata a singole parole alla comprensione di semplici combinazioni.
La comprensione delle combinazioni sintattiche inizia quando i bambini incominciano ad identificare il legame semantico fra due parole.
C
apiscono, ad esempio, che nella combinazione IL FIORE DELLA MUCCA non si identificano solo due oggetti separati (FIORE e MUCCA) ma anche il legame di possesso fra i due. Capiscono che nella piccola frase LA MUCCA DORME non c'è da una parte l'animale MUCCA e dall'altra il DORMIRE ma c'è un MUCCA-agente a cui si attribuisce l'azione del DORMIRE.


La capacità di comprensione si amplia sempre più per combinazioni via via più lunghe (2, 3, 4 parole ...), per significati sempre meno convenzionali e oggetti-agenti (es., prima LA BAMBINA BALLA poi anche IL PETTINE BALLA), inglobando via via il significato degli elementi morfologici e rendendosi sempre più indipendente dal contesto in cui gli enunciati vengono ascoltati.
Dal terzo anno il bambino diventa sempre più consapevole che il linguaggio segue delle regole proprie e non può essere interpretato semplicemente sulla base del "buon senso". E' a questo punto che incomincia a processare in modo corretto le frasi SVO-reversibili tenendo conto dell'ordine delle parole: IL CANE RINCORRE IL GATTO è diverso da IL GATTO RINCORRE IL CANE.
In realtà, le informazioni extralinguistiche tendono ad aver maggior rilievo rispetto a quelle sintattiche fino a 5 anni. IL BAMBINO IMBOCCA LA MAMMA rimane controintuitiva fino all'ultimo!


Questo processo viene rispecchiato nel test di comprensione morfo-sintattica
COVER (Prove per la COmprensione VERbale precoce, Chilosi, Pfanner, Cipriani, Giunti 2018, 16-36 mesi) nel quale viene chiesto al bambino di eseguire delle azioni su giocattoli tramite 20 tipologie di richieste verbali ordinate secondo la progressione di difficoltà strutturale appena descritta.


TESTCOVER

Cover | Giunti Psychometrics

La comprensione continua a svilupparsi negli anni successivi, durante i quali i bambini imparano a processare le FRASI LOCATIVE,  le ATTIVE AFFERMATIVE e DATIVE, le FLESSIONALI, le RELATIVE, le PASSIVE e le NEGATIVE secondo una progressione descritta nel manuale del test TCGB, il mitico TCGB! (CHILOSI e CIPRIANI, DEL CERRO 2006, 3-8 anni). Si mormora che sia in arrivo il TCGB2, stay tuned!
Il manuale merita di essere letto con attenzione.




Ecco l'ordine di acquisizione:

- LOCATIVE (es. La palla è sotto il tavolo) 4,6 anni

- ATTIVE AFFERMATIVE (es. Il bambino fa il bagno) 5 anni
- ATTIVE DATIVE (es. Il babbo porta le sigarette al bambino) 5 anni

- FLESSIONALI (es. La mamma si pettina), 5,6 anni
- PASSIVE AFFERMATIVE (es. La macchina è lavata dal bambino) 5,6 anni
- RELATIVE (es. Il bambino rincorre la bambina che è in bicicletta) 5,6 anni
- PASSIVE NEGATIVE (es. Il pianoforte non è suonato) 5,6 anni

- ATTIVE NEGATIVE 6,6 anni


Per un'approfondimento dell'evoluzione della comprensione delle frasi relative e delle frasi passive possiamo ancora far riferimento al volume "L'acquisizione del linguaggio" di Guasti.

Per quanto riguarda le frasi relative si osserva che, benchè i bambini incomincino a produrle tra i 2/3 anni, la comprensione di queste strutture avviene per gradi.
Vengono distinte 4 tipi di relative (SS, SO, OS e OO !).
A 4 anni tutte le strutture sono difficili mentre a 6 anni la loro comprensione si è stabilizzata. Nel processo di comprensione le relative sul soggetto tendono ad essere più facili da comprendere delle relative sull'oggetto: 

Il leone che bacia la mamma dorme (SS: "che" è soggetto)

più facile di 
Il leone, che la mamma bacia, dorme (SO: "che" è oggetto).

Il leone bacia la mamma che dorme (OS: "che" è soggetto)
più facile di 
Il leone bacia le mamma che il papà chiama (OO: "che" è oggetto).

I dati della comprensione del passivo mostrano che anche per questa struttura la comprensione si sviluppa per gradi fra i 4 e i 6 anni, con una distinzione fra i passivi di verbi irreversibili (acquisiti prima) e di verbi reversibili (acquisiti più tardi):

Il film è visto dal bambino (irreversibile: il bambino non può essere visto dal film!
più facile di
La mamma è pettinata dalla bimba (reversibile: la bimba può essere pettinata dalla mamma).


Se l'argomento vi appassiona le pagine da leggere sono dalla 193 alla 200. 

La comprensione delle strutture sintattiche non si ferma a 6 anni ma continua a svilupparsi anche oltre i 10 anni per frasi complesse come:

Fammi vedere il cane che rincorrono i cavalli (una frase relativa sull'oggetto con soggetto finale)
Chi spingono le scimmie? (un'interrogativa sull'oggetto)

Questo tipi di frasi vengono comprese solo quando i bambini crescono e, ormai ragazzini, possono sfruttare una memoria di lavoro ben sviluppata.


 
*


Siamo arrivati alla fine di questa panoramica
sull'evoluzione della sintassi:
ci meritiamo un attimo di pausa!


Se vi è venuto in mente qualcosa di interessante da aggiungere
fatemelo sapere... 

Grazie!
Jenny



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